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TRAMA:

Un folletto che parla in rima, una compagna di classe molto sensibile e un cd pieno di giochi divertenti.

Questi gli aiutanti di Giorgio, un ragazzino che deve imparare ad affrontare i suoi problemi e farsi accettare dagli altri. Ce la farà?

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Per la prima volta mi sono cimentata in un libro per bambini, publicato a dicembre del 2020 in occasione della fiera virtuale della poesia e dei ragazzi organizzata con il Csu.
Ho scritto questo racconto qualche anno fa, nel periodo in cui stavo frequentando il corso per prendere l’attestato di Assistente all’infanzia. Il protagonista è Giorgio, un bambino di undici anni che viene preso in giro dai compagni perché è basso e ha difficoltà a leggere. Il dottor Franco ha spiegato ai suoi genitori cos’è la dislessia, ma i suoi metodi per aiutarlo ad affrontare il problema non sono adatti e la mamma continua a darsi colpe. L’ispirazione per il racconto mi è venuta quando ho scoperto alcuni giochi che si potevano fare su internet ideati da una maestra e le ho chiesto il permesso di citarli. Visto che i sistemi operativi cambiano nel tempo e non tutti si possono ancora provare, ho deciso d’inserire delle immagini all’interno del libro con alcuni esempi di questi esercizi, che nel libro gli vengono dati da uno psicologo.

Ho inserito poi l’elemento fantastico del folletto che accompagna Giorgio e, con delle simpatiche frasi a rima, gli dà dei consigli per cercare di aprirsi con i compagni.

 

Estratto tratto dal libro:

Le maestre della scuola elementare erano state comprensive, ma alla scuola media pretendevano molto di più da lui: anche se era riuscito a migliorare nell’ortografia, aveva ancora molti problemi quando si trattava di leggere ad alta voce un brano e, purtroppo, accadeva molto spesso.

Quello era uno di quei momenti. L’insegnante di italiano aveva appena fatto il suo nome, quando un gruppetto cominciò a sghignazzare nella sua direzione.

«Dai Giorgio leggi e, mi raccomando, leggi bene!», sussurrò Michele fingendosi preoccupato. In realtà, rise sottovoce per tutto il tempo e questo lo fece innervosire ancora di più: pieno di vergogna, impiegò dieci minuti per leggere sei righe.

Sentiva che un forte imbarazzo gli aveva dipinto le guance di rosso, ma non voleva deludere le aspettative dell’insegnante e continuò ancora la lettura. Balbettò le parole con un groppo in gola, senza dare un senso a ciò che stava leggendo, anche se quel tema l’aveva scritto lui appena una settimana prima.

Quando finalmente giunse alla fine, si sentì stremato, come se avesse usato le sue ultime forze per compiere quell’impresa.

Si sedette perché le gambe non lo reggevano più, ma evitò di guardarsi attorno perché sapeva esattamente cosa vi avrebbe trovato: il sospiro rassegnato dell’insegnante, le risate sarcastiche dei compagni e, peggio ancora, l’espressione di commiserazione sul volto delle femmine.

[…]

Nessuno comprendeva il suo disagio.

Nessuno provava mai a mettersi nei suoi panni.

Insomma, non era colpa sua se non riusciva ad articolare bene le frasi o se non riconosceva le parole!

Stava ancora ribollendo di rabbia quando notò un cartoncino colorato sul pavimento. Era sicurissimo che quando era entrato non c’era nulla. Si chinò per raccoglierlo, ma il cartoncino gli sfuggì di mano, come se avesse vita propria.

Da quando in qua un pezzo di carta è in grado di rimanere sospeso per aria??

Rimase incerto sul da farsi, poi la ragione prese il sopravvento: «Un foglio non può volare!»

Tentò ancora di prenderlo, ma il pezzetto di carta schivò la sua mano. E, all’improvviso, davanti ai suoi occhi apparvero delle lettere blu.

 

SE UN RE VUOI DIVENTARE…

UN GRANDE SALTO DEVI FARE!

 

Un re? Un salto?

Nella stanza non c’era nessuno, oltre a lui. Eppure quelle lettere erano comparse proprio sotto il suo naso!

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